Da sarta di moda a Rafah, titolare di un’accademia di sartoria, con i bombardamenti israeliani Walaa abu Dafa ha perso tutto, ed è riuscita a salvare solo una delle sue macchine da cucire. Di tanto in tanto, quando si rompe un ago, affronta il viaggio da Khan Younis dov’è sfollata fino a Rafah, per tornare a cercare fra le macerie di Gaza, i resti della sua vecchia casa, i componenti che possono servirle. Anche senza elettricità, Walaa ha ripreso a cucire nella sua tenda. Continua a cucire tutto quello che può per vivere, ma lavora senza luce, e senza più anima. Il suo lavoro era ciò che più dava un senso alla sua vita e oggi questo senso, dice, si è perduto. Ciò che non si è perduto è la sua dignità e la sua determinazione a continuare a vivere.
Questa è solo una delle tante cronache da Gaza che Hamed Sbeata, giovane filmaker e giornalista di Gaza, produce ogni giorno e manda a Kritica mentre cerca di salvarsi la vita e scampare alle bombe. La resilienza e l’attaccamento alla vita di cui parla attraverso le immagini sono anche i suoi.
Hamed sta producendo un film, e noi di Kritica abbiamo deciso di aiutarlo a trovare i fondi. Durante tutto il mese di aprile, la partecipazione economica che i lettori di Kritica invieranno sarà destinata, al 50%, al finanziamento del film di Hamed, “La corda di violino/The violin string”. Ecco un reel fotografico.
Mohammed Abu Aida ha 14 anni. Era un giovane e promettente suonatore di oud a Gaza, quando una bomba sganciata da Israele ha colpito la sua scuola e gli ha portato via una mano. Sama Najm studiava violino e canto all’istituto Edward Saïd di Gaza. Con l’inizio dell’attacco israeliano del 2023, ha lasciato i suoi sogni in sospeso per aiutare la sua gente.
A Nuseirat, nel campo di sfollati in cui la giovane presta aiuto come volontaria, Sama e Mohammed si incontrano. E Sama insegna a Mohammed a suonare il violino, anche senza una mano. Ha perso il suo arto, ma non ha perso la sua musica.
Aiuta Hamed Sbeata e il suo team a realizzare un film sulla storia di Mohammed e Sama, per mostrare al mondo in che modo, a Gaza, la vita va avanti grazie alla forza d’animo e ai legami fra le persone. Resistendo al genocidio, alla pulizia etnica e all’odio.
Puoi anche finanziare il film attraverso la pagina di produzione collettiva che abbiamo aperto. Grazie di cuore.

Ho 23 anni e sono di Gaza. Regista e direttore di fotografia, ho lavorato a lungo come media producer per numerosi canali TV e agenzie. Non mi sarei mai aspettato di diventare un fotografo di guerra. Mi sono avventurato nel periodo difficile che stiamo attraversando per raccontare ciò che le persone vivono qui, e produrre storie e documentari sulla realtà umana di Gaza.